COME RICONOSCERE LE GEMME SINTETICHE DI COLORE
Ma quali differenze effettivamente ci sono tra i cristalli di sintesi e i corrispettivi naturali?
Ecco una tabella per visualizzarne i valori:
dati tratti da:
P. De Stefano, R.Marcon, S Morabito, “Gemme, dati per l’identificazione” Ed. Finpreziosi Italia srl, 1993
Gems & Gemology “Characterization of the New Malossi Hydrothermal Synthetic Emerald, Winter 2005, vol 41 issue 4, pagg 328-338”
Identici o molto, molto simili quindi gli indici di riferimento; solo alcuni elementi rilevabili da un occhio esperto, o da un buon microscopio, possono essere rivelatori delle linee di crescita riscontrabili solo nelle gemme di sintesi; ma queste sono sottoposte a variabilità a seconda del metodo di crescita.
Per una certezza assoluta, dobbiamo affidarci ad un’indagine gemmologica. Ma strumenti come il rifrattometro (che legge l’indice di rifrazione) o lo spettroscopio (che legge la composizione chimica) non sono utili per l’identificazione di una gemma di sintesi, possedendo questa valori incredibilmente simili a quella naturale.
L’unico strumento gemmologico in grado di identificare la sua origine sintetica è il costoso spettrofotometro di massa: registra e misura le variazioni di energia che interessano i nuclei, gli atomi e le molecole della materia, dovute all’assorbimento e all’emissione di radiazioni o particelle elettromagnetiche. E sia l’assorbimento che l’emissione di energia radiante da parte della materia costituiscono uno dei più importanti marchi di identificazione forniti dalla natura: rivelatori, quindi, dell’origine sintetica di una gemma.
Ma per il cliente finale tutto questo è marginale rispetto a quanto può ottenere: possedere una gemma bellissima, identica a quella che ha sempre sognato.